Michele Campanella, riferendosi alle Sonate per pianoforte op. 78, op. 81 e op. 90, scrive una considerazione che può essere estesa anche ad altri contesti dell'opera di Beethoven: egli "precorre la strada della concentrazione formale che il filosofo musicale Vladimir Jankélévitch chiama brachilogia (...). La durata temporale si riduce: la tipica capacità beethoveniana di accumulare eventi formali in spazi brevi (...) sta nella possibilità di conservare lo stile sublime e l'eloquenza grandiosa del cosiddetto secondo periodo creativo, concentrando il linguaggio in un modo che lascia supporre un enorme lavoro di sottrazione." Il risultato è che ogni respiro, ogni suono, ogni frase ha "un peso specifico nuovo"; "ogni nota acquista una forza espressiva misteriosa ed esplosiva, partecipa integralmente all'organicità della struttura, attraverso uno sviluppo motivico impressionante." (Suono, Castelvecchi, Roma, 2019)
Gli anni della sua gioventù sono animati dalle idee di libertà e umanità che fiorivano nella vita intellettuale di Bonn. Con Massimiliano d'Asburgo-Lorena (1784 - 1794), fratello di personalità note anche nella storia d'Italia (Giuseppe II duca di Milano e Leopoldo II Granduca di Toscana), Bonn diventa un centro artistico e filosofico di primo piano soprattutto in ambito teatrale, musicale e letterario. In questi anni Beethoven inizia a svolgere la funzione di organista di corte e nel semestre 1789-1790 si iscrive all'Università di Bonn con degli amici musicisti. Alla scuola dell’antichità classica e dello stoicismo, egli concepisce l’Universo sotto una luce animistica; Dio come il fuoco che lo vivifica; lo spirito umano come scintilla della stessa fiamma – elementi costanti e fondamentali della sua persona e della sua spiritualità. Un altro momento cruciale per la sua vita è quando il grande Haydn in soggiorno a Bonn nel 1792 ascolta una sua Cantata e ne rimane così impressionato da offrirsi di dargli lezioni a Vienna. Nel 1794 il principe elettore concede a Beethoven il permesso di recarsi là per breve tempo, ma in realtà egli non tornerà più a Bonn. A Vienna si afferma come pianista, direttore d'orchestra e compositore, ma (è bene sottolinearlo) in qualità di artista indipendente, cioè come libero impresario di se stesso, seguendo il nuovo ruolo sociale del musicista ed entrando in relazione con gli editori viennesi.
Il problema di individuo e comunità, vero epicentro di tutta la nostra crisi spirituale di oggi, perde il suo significato al cospetto della musica di Beethoven al tempo stesso entusiasticamente appassionata e definitivamente chiara e semplice, che si presenta come evento sia individuale sia comunitario. La musica di Beethoven rimane così per noi un esempio possente della concordanza in tutte le direzioni, concordanza tra il linguaggio dei suoni e il linguaggio dell'anima, tra l'architettura della musica e il trascorrere di un dramma radicato e ancorato alla vita interiore dell'uomo, prima di tutto concordanza tra l'Io e l'umanità, fra l'anima angosciata del singolo e la comunità universale. Le parole di Schiller: «Fratelli, sopra la volta delle stelle deve esserci un caro padre», che Beethoven annunciò con chiaroveggente lucidità nel messaggio dell'ultima Sinfonia, non erano in bocca sua le parole di un predicatore o, peggio, di un demagogo. È ciò che egli stesso ha vissuto.
Alla luce di questo, anche se le proposte d'ascolto potrebbero essere infinite (Sinfonie, Concerti, Quartetti, Trii, Sonate...), vorrei proporvi di riascoltare interamente proprio la Nona Sinfonia, op. 125, lasciandoci con questo passo a firma di Florestano, uno degli alter ego di Schumann:
Amatelo, anzi amatelo profondamente, e non dimenticate che egli è giunto alla libertà poetica con un cammino durato molti anni, e onorate la sua forza morale che non ha mai avuto posa. La sua ultima sinfonia esprime cose così ardite e inaudite che nessuna lingua prima ha osato. Quand'ebbero finito [la Nona, NdA] il Maestro [sarebbe il Maestro Raro, altro alter ego di Schumann, NdA] disse con voce quasi commossa: "Ed ora, basta! Lasciateci amare quell'alto spirito che guarda in giù, con amore inesprimibile, alla vita, che a lui diede così poco. (...) O giovani, avete davanti a voi una via lunga e difficile: aleggia in cielo una strana tinta di rosso, non so se di crepuscolo o di aurora. Fate che diventi luce!"